Un nuovo insetto esotico si fa largo nelle campagne italiane, portando con sé un potenziale di danni davvero imponente.
Le prime segnalazioni di questo scarabeoideo si sono verificate nel luglio 2014 in provincia di Milano e da lì anche in aree del Piemonte, in particolare nella provincia di Novara.
Popillia japonica è un insetto presente in varie parti del mondo tra cui Giappone, Canada, isole Azzorre (Portogallo) e Stati Uniti; in Giappone non risulta tra le specie nocive, mentre negli USA si è rivelato particolarmente dannoso per un gran numero di piante coltivate e spontanee causando perdite economiche e costi per il contenimento di circa 450 milioni di dollari all’anno. Per questo motivo è stato inserito dalla normativa fitosanitaria europea tra gli organismi di quarantena di cui deve essere vietata l’ulteriore introduzione nei territori del nostro continente.
I danni possono essere davvero importanti, soprattutto data la estrema polifagia di questo scarabeoideo. Gli adulti di Popillia japonica erodono gli apparati fogliari, i fiori e i frutti di molte specie; nel Parco del Ticino nel 2014 sono stati osservati esemplari su pioppo, vite, nocciolo, soia, pomodoro, olmo e altre specie spontanee, ma l’inevitabile crescita delle popolazioni dell’insetto porterà a interessare altre specie vegetali. Inoltre questo insetto ha uno spiccato comportamento gregario: è possibile trovare decine o centinaia di adulti su una singola pianta o un ristretto gruppo di piante vicine. Si riscontrano quindi danni molto gravi in tempi brevissimi, a partire dal mese di giugno. Le larve, che si originano da uova deposte in prevalenza in prati umidi di graminacee, attuano un’intensa attività trofica a carico delle radici delle piante erbacee; i danni maggiori sono a spese di prati, pascoli e tappeti erbosi, soprattutto nelle stagioni con temperature più miti e buoni livelli di umidità.
Gli ospiti più appetiti dalla Popillia japonica sono quindi colture molto importanti nei nostri areali e un’invasione incontrollata di questo parassita può incidere pesantemente sulla produzione di uva, nocciole, semi di soia, pomodori e prati di graminacee. I danni potenziali sono enormi e date le dimensioni dei focolai già presenti nel territorio italiano, non si può fare altro che contenere il più possibile la popolazione di Popillia japonica, sia per evitare i danni economici, sia per evitare la diffusione in altri Stati europei.
Nelle zone più interessate, è importante saper riconoscere gli individui di Popillia japonica, per poter segnalare la sua presenza al Settore Fitosanitario di competenza. Gli adulti sono di colore verde metallico sul capo e sulle zampe, le elitre sono color rame e non coprono completamente l’addome, il quale presenta cinque ciuffi di peli bianchi per lato e altri due all’estremità. Questo carattere particolare permette di distinguerlo facilmente da altre specie già presenti nella stessa zona (come Cetonia aurata e Anomala vitis). Le larve sono di colore bianco crema, con capo bruno-rossiccio e setole e spine che coprono l’intero corpo. Le larve di Popillia japonica si distinguono da quelle di altri scarabeoidei per la presenza di due file di 6-7 spine disposte a V sulla parte ventrale dell’ultimo segmento addominale.
Prima di imbastire un piano di difesa adeguato, è necessario un monitoraggio accurato: nell’estate 2014 sono state posizionate nel territorio piemontese 64 trappole per la cattura massale, unite alla raccolta manuale degli adulti sulla vegetazione per verificare l’andamento della popolazione. Nel periodo da inizio agosto a inizio ottobre, nel territorio piemontese interessato dall’infestazione, sono stati catturati circa 28.000 adulti. A inizio e fine inverno sono stati realizzati anche campionamenti di terreni per la ricerca delle larve nei prati. Nelle zone più infestate, sono state ritrovate fino alle 8-10 larve in buche di 20×30 cm, confermando un insediamento ormai consistente in diverse zone. Quest’anno sono state installate di un numero più elevato di trappole, al fine di poter pianificare al meglio i metodi di lotta più opportuni. L’effettuazione di trattamenti diretti contro gli adulti sono per lo più limitati a contesti specifici come in vivaio, utilizzando sostanze agenti per contatto o ingestione riportanti in etichetta i coleotteri tra gli insetti bersaglio. Per i trattamenti di piccole aree, si possono anche utilizzare agenti microbiologici tra cui batteri (Bacillus thuringensis var. japonensis), funghi e nematodi.
Ormai, debellare completamente la popolazione è quasi impossibile date le dimensioni del focolaio; gli obiettivi si concentrano quindi sul contenimento, attraverso il rafforzamento delle catture massali degli adulti e la predisposizione di misure fitosanitarie specifiche per le aziende vivaistiche che commercializzano piante in vaso o con pane di terra. I Settori Fitosanitari delle regioni interessate, in collaborazione con l’ente Parco del Ticino, realizzeranno iniziative volte all’informazione degli operatori agricoli, organizzazioni professionali e amministrazioni locali sulle modalità di difesa delle coltivazioni e del verde urbano.
Fonte: Regione Piemonte