assunzione del problema ambientale
I primi accordi sul cambiamento climatico risalgono al 1992, in particolare con la stipula della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).
Adottata da 195 paesi fu uno strumento in grado di creare una stretta collaborazione tra i paesi aderenti al fine di limitare l’aumento della temperatura globale ed, in generale, contrastare il crescente e sempre più problematico fenomeno dei cambiamenti climatici.
Il documento più conosciuto all’interno dell’UNFCCC è sicuramente il Protocollo di Kyoto (1997), strutturato in 2 periodi: il primo ha riguardato il quinquennio 2008 – 2012 ed il secondo, iniziato nel 2013, avrà conclusione nel 2020.
Ad esso aderì tutta l’UE più altri 10 paesi sviluppati con l’obiettivo di ridurre le emissioni del 18% rispetto ai livelli del 1990.
Tale accordo presenta però una grande lacuna, derivante dal fatto che la riduzione delle emissioni viene chiesta solamente ai paesi sviluppati, riferendosi quindi solo al 14% circa delle emissioni mondiali e tralasciando una molteplicità di paesi in via di sviluppo caratterizzati dall’utilizzo fonti di produzione energetica a basso costo quali, ad esempio, il carbone.
Ultimo e più recente accordo sul clima, denominato Accordo di Parigi, la cui conferenza si è conclusa il 12 dicembre 2015, è entrato in vigore il 4 novembre 2016.
Tale accordo dovrebbe risultare molto più efficace del Protocollo di Kyoto, in quanto oltre ad aderire l’UE nella sua totalità, è stato ratificato anche da altri 27 paesi, per un totale di 55 paesi con il 55% circa delle emissioni globali. Da sottolineare la fuoriuscita dall’accordo degli USA nel giugno 2017 in seguito alla nuova presidenza Trump.
NASCONO I CARBON CREDIT
In contemporanea, nascono i carbon credit: sono definiti come veri e propri diritti di emissione, e si basano sulle soglie massime di CO2 definite dagli accordi sul clima. Tali crediti sono stati costruiti definendo un volume totale di emissioni e ripartendolo tra i vari stati. L’impegno per la riduzione delle emissioni, obbligatorio per gli enti statali e parastatali mentre in regime volontario per i privati, può avvenire attraverso 2 sistemi:
- Mancate emissioni: utilizzando fonti rinnovabili per la produzione di energia come idroelettrico, solare o eolico;
- Compensazione: le emissioni che non possono essere eliminate vanno affiancate da progetti di reimpianto e gestione sostenibile delle foreste, piuttosto che produzioni agrarie, in grado di trasformare, eliminare e stoccare nel lungo periodo parte della CO2 emessa dall’attività d’impresa.
Questo sistema, che oggi risulta essere esclusivamente riferito ad imprese di elevate dimensioni con importante impatto ambientale, in futuro potrebbe essere esteso a tutte le imprese, ha generato un complesso nuovo mercato, basato su una semplice equivalenza definita come 1 tonnellata di CO2 = 1 credito di carbonio.
RIDUZIONE DELLE EMISSIONI
La riduzione delle emissioni per un’azienda, inizia con la valutazione dei propri processi produttivi, effettuata da appositi enti certificatori autorizzati. In seguito viene attuato un piano di revisione dei processi aziendali, migliorando l’efficienza in tutti i settori, dalla logistica alla produzione.
Dopo aver migliorato tutti i suoi processi, e qualora l’azienda superi la quantità totale di CO2 concessa, è obbligata ad acquistare dei carbon credit.
In alternativa può direttamente compensare queste emissioni con attività in grado di generare crediti di carbonio, come forestazione o produzioni agrarie su terreni di proprietà.
vANTAGGI DEI CARBON CREDIT
I vantaggi di questo sistema risultano essere non solo etici, reputazionali, e di conseguenza pubblicitari per l’azienda che li applica, ma anche economici, potendo vendere ad altre aziende più inquinanti i crediti di carbonio non utilizzati e generando una nuova forma di profitto.