Per risollevare un settore in crisi si parla tanto di modificare la PAC, cambiare le percentuali di compensazione sulle vendite, limitare l’utilizzo di latte in polvere per le produzioni casearie. Qualcosa è già in cammino, qualcosa è solo una promessa, qualcos’altro forse solo un sogno… L’indicizzazione del prezzo, per lo meno, è già un cantiere aperto.
Il 2 settembre scorso, presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, è stato sottoscritto un accordo tra le organizzazioni agricole e l’industria lattiera per la definizione di un parametro di riferimento comune da utilizzare per ottenere un prezzo del latte sempre aggiornato e adeguato per i produttori.
Il problema nasce dalla volatilità del prezzo (sia in termini di velocità delle modifiche che nell’ampiezza della variabilità) di molti prodotti agricoli (non solo del latte), dovuta prevalentemente a fattori economici e finanziari di carattere internazionale. Diventa quindi indispensabile avere un meccanismo oggettivo e tempestivo per l’adeguamento del valore del latte nel corso della campagna produttiva.
L’adattamento si basa sull’andamento del mercato dei principali prodotti lattiero-caseari e dei fattori di produzione (con particolare focus sull’alimentazione del bestiame), per evitare la svendita del latte italiano per stare dietro alla concorrenza estera. Ultimamente, come gli allevatori ben sanno, i prezzi di vendita non hanno rappresentato l’effettivo valore del latte conferito.
I precedenti tentativi riguardo a una fissazione del prezzo ad inizio campagna, non si è mai rivelato efficace per l’intera filiera, poiché non si adattava all’evolversi del mercato nelle varie stagioni dell’annata produttiva: si consideravano, infatti, elementi legati all’andamento del mercato nei precedenti 12 mesi (senza riferimento alla situazione attuale).
Per la tutela del reddito dei 35 mila allevatori italiani i rappresentanti della filiera (industria casearia, cooperazione, organizzazioni sindacali agricole) hanno convocato un Tavolo tecnico che dovrà concludere i suoi lavori in questi giorni.
L’obiettivo è quello di trovare un nuovo modello di relazioni economiche tra acquirenti e produttori basato su due concetti fondamentali:
- un contratto obbligatorio tra le parti per un periodo minimo di 12 mesi e che stabilisce un prezzo base;
- il suddetto adeguamento automatico della remunerazione base tramite indicizzazione.
Questo sistema è già stato sollecitato dal comparto agricolo piemontese e condiviso da alcune importanti imprese di raccolta e trasformazione del latte operanti sul territorio regionale. In Piemonte sono già stati sottoscritti singoli accordi per la definizione e l’applicazione del meccanismo di indicizzazione.
Chi e come elabora i dati economici periodicamente?
A livello nazionale, innanzitutto, è stato scelto un qualificato Ente Terzo, al di sopra delle parti, in grado di assicurare la massima oggettività e rappresentatività dell’intero sistema. Tale soggetto è stato individuato nell’Università Cattolica Sacro Cuore di Piacenza, attraverso l’Osservatorio sul Mercato dei prodotti zootecnici. Grazie al supporto tecnico e metodologico di ISMEA sono stati poi formati tre sottopanieri di prezzi di prodotti agricoli, tra cui il latte.
Come funziona il meccanismo di indicizzazione?
- Per prima cosa viene definito l’indice (da qui il termine “indicizzazione”) “a titoli” ossia l’individuazione della coppia di parametri qualitativi maggiormente rappresentativi e significativi sotto il profilo commerciale: grasso e proteine (o grasso e caseine).
- Viene poi assegnato un tenore di riferimento di queste proprietà (grammi/litro) a quello che si può definire un latte “medio”.
- In tal modo, l’indicizzato a “titoli” genera mensilmente l’equivalenza del grammo di proteine (o di caseine) e del grammo di grasso: moltiplicando il valore ciascun parametro per il tenore (grammi/litro) del latte conferito e sommando i due importi, ogni produttore potrà conoscere il valore del latte per il mese in esame.
Inoltre, il contratto tra le parti prevede l’impegno alla disponibilità di individuare dei correttivi ed adeguamenti in corso d’opera, qualora l’evoluzione dei mercati portasse a possibili distorsioni od anomalie. Una Commissione paritetica interprofessionale, appositamente costituita, si riunirà periodicamente per monitorare il meccanismo di indicizzazione del prezzo del latte e valutare eventuali adeguamenti ed aggiornamenti quanti-qualitativi al sistema.
Secondo la Regione Piemonte tali accordi tra le parti rappresentano un utile strumento non solo per la tutela degli allevatori, ma dell’intera filiera e dei rapporti all’interno del sistema lattiero caseario regionale. Inoltre, possono costituire un importante punto di partenza per la realizzazione di una “piattaforma interprofessionale agroalimentare”, dal produttore al consumatore, che coinvolga anche la grande distribuzione.
Secondo altri, invece, il meccanismo di indicizzazione del prezzo del latte non è ancora la soluzione radicale che serve agli allevatori italiani. L’esposizione alla volatilità e ai capricci del mercato rimane ed è ancora assente una politica agraria efficace capace di stabilizzare i redditi e di non penalizzare (in Italia e all’estero) il latte fresco italiano di qualità, nei confronti di quello in polvere prodotto chissà dove.
Scarica il pdf “Indicizzazione del prezzo del latte Regione Piemonte”