Il tecnico Fabio Lanfranchini (studio Pulsar) interviene sull’emergenza
Nessuno poteva prevedere alcune settimane fa che ci saremmo trovati a dover gestire una situazione paradossale come quella imposta dall’avanzare dell’epidemia da Covid 19. Stiamo diventando tutti esperti di contagio, di mascherine, di terapia intensiva, ma forse stiamo perdendo di vista le regole di base e, soprattutto, l’importanza strategica del nostro settore.
In queste ore drammatiche, noi professionisti stiamo mettendo in campo ogni tipo di azione mirata alla prosecuzione dei mille impegni burocratici e amministrativi; in primis, la predisposizione della prossima Domanda Unica. L’introduzione negli ultimi anni della domanda “grafica”, cioè basata sulle foto gis e non più sulla parte alfanumerica, (foglio e mappale) ha portato gli operatori, in molti casi, a prediligere la compilazione della domanda direttamente in ufficio con il cliente, così da vedere assieme le foto, attribuendo le diverse colture ai campi coltivati. Il coronavirus ci impedisce questa operatività, con conseguenze facilmente prevedibili.
Se possibile, ancora più complicata è la gestione dei Piani di Sviluppo Rurale visto che, anche in questo caso, le domande sono grafiche, con le stesse problematiche esposte per Domanda Unica; su questa partita, poi, dobbiamo sopportare anche la mancanza di informazioni da parte della Regione Piemonte. A novembre del 2019 sono arrivate al loro naturale completamento tutte le pratiche presentate nel 2015 per la misura 10.1 (lotta integrata) e per la misura 10.3 misure conservative (compost/minima) essendo quinquennali.
Solitamente in tutti i precedenti passaggi tra un PSR ed un altro si reperivano le risorse per finanziare i famosi “anni ponte” garantendo alle imprese la continuità delle misure. Questa volta stiamo brancolando nel buio; molto diligentemente, la maggior parte delle aziende sta comunque applicando i disciplinari, sostenendone i costi e confidando che prima o poi da Torino arrivino notizie ufficiali e positive sulla finanziabilità di questi anni di transizione.
Purtroppo anche noi siamo costretti a restare chiusi nei nostri uffici mancando nella nostra parte più importante e gratificante che è la consulenza aziendale, la vita con e per gli Imprenditori Agricoli. Ma anche così possiamo fare la nostra parte per garantire alle aziende il futuro incasso dei contributi anche e soprattutto alla luce del crollo finanziario globale. Proprio su questo argomento chiedo a tutti gli attori del comparto agricolo di evitare speculazioni politiche e propagandistiche, chiedendo già da ora anticipi di contributi o altro. Mettiamoci e mettiamo tutte le nostre risorse nella comune guerra al virus! Proviamo a remare tutti nella stessa direzione. Sto assistendo a reazioni spropositate che mi spaventano: è assurdo che gli agricoltori non si facciano consegnare i concimi pensando che siano infetti!
Ogni imprenditore oggi si deve garantire tutti i mezzi tecnici per affrontare al meglio le future concimazioni e semine così da mettere una base solida sulla continuità della produzione delle derrate alimentari. Non dimentichiamoci che siamo il settore primario e come tale abbiamo l’onere e l’onore di produrre il cibo per tutti; e ricordiamoci che si può vivere senza cellulare, ma non senza pane e riso.
Altresì vero che ogni comparto agricolo ha i suoi problemi in questa emergenza: le aziende floricole hanno le serre piene, senza previsione di vendita, con l’unica certezza dei costi del carburante per il riscaldamento; ogni imprenditore con attività connessa di agriturismo ha le stanze vuote e le sale da pranzo deserte; le produzioni di eccellenza di cui l’Italia è l’indiscussa regina mondiale restano nei magazzini invece di essere esportate in tutto il mondo. Mi sento quindi di chiedere a tutti i nostri produttori di mantenere la calma e – in un certo senso – di approfittare della propria professione: molti oggi farebbero firma per avere come luogo di lavoro un trattore e come unico potenziale contatto qualche nutria che ci spia dalla sua tana.
Continuiamo la nostra importantissima attività, sfruttiamo la tecnologia in nostro possesso per evitare di andare negli uffici – quasi tutto oggi si può fortunatamente svolgere da “remoto” – e forse nasceranno anche delle buone, nuove abitudini. Concludo con un’ultima considerazione che forse dovrebbe essere scritta a caratteri cubitali su ogni testata giornalistica non solo su quelle del settore: non dimentichiamoci che oggi gli scaffali dei supermercati sono vuoti solo ed esclusivamente grazie all’ignoranza delle persone; il vero potenziale disastro sarebbe se gli scaffali fossero vuoti qualora le aziende agricole smettessero di produrre.
Abbiamo l’ennesima possibilità di dimostrare quanto valiamo e quanto teniamo al nostro Paese, facciamo squadra e ne usciremo, sicuramente cambiati, ma forse più responsabili e consapevoli della nostra importanza ma anche della nostra fragilità. Un abbraccio a tutti, ovviamente virtuale. Autore: Fabio Lanfranchini, studio Pulsar